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I CICLI AFFRESCATI DEL TRECENTO A PADOVA

icona patrimonio sito UNESCO
PATRIMONIO CULTURALE, SERIALE
DOSSIER UNESCO: 1623
CITTÀ DI ASSEGNAZIONE: FUZHOU, CINA
ANNO DI ASSEGNAZIONE: 2021
MOTIVAZIONE: Maturati a partire dall’eredità giottesca, i cicli affrescati del Trecento padovano sono una testimonianza del clima culturale preumanistico, nato dall’interazione tra arti figurative, scienza e letteratura. Nei cicli affrescati, prende vita un linguaggio pittorico che costituì la base ispiratrice per gli sviluppi della pittura muraria successiva, nel Rinascimento italiano e oltre.

“[…] Per il grande desiderio che avevo di vedere la bella
Padova, culla delle arti sono arrivato… ed a Padova
sono venuto, come chi lascia uno stagno per tuffarsi
nel mare, ed a sazietà cerca di placare la sua sete […].”

La bisbetica domata, William Shakespeare

L’eco della bellezza di Padova, ‘culla delle arti’, che aveva raggiunto l’Inghilterra elisabettiana di William Shakespeare, emette il suo primo, stentoreo vagito quasi tre secoli prima, nella congiuntura del tutto particolare che vede Giotto, il più elogiato artista del Trecento toscano, trapiantare nella città veneta i germogli di una rivoluzione figurativa. A partire dalla Cappella degli Scrovegni e dagli altri cicli affrescati che il pittore realizza a Padova agli inizi del Trecento, si alimenterà, per quasi un secolo, un complesso crogiolo culturale che vede le arti figurative intersecarsi alla produzione letteraria, alla riflessione filosofica e al mondo della scienza. In questo clima effervescente che prelude all’Umanesimo, si innescherà uno dei più importanti momenti di elaborazione del linguaggio visivo nella storia dell’arte europea.

Questo sito seriale riconosce otto luoghi simbolo, ospitanti otto cicli pittorici realizzati da sei artisti tra il 1302 e il 1397, per una superficie affrescata che supera i 3600 mq. I cicli sono inseriti in quattro raggruppamenti dentro l’area che ricadeva entro i confini della città murata: Scrovegni ed Eremitani; Palazzo della Ragione, Reggia Carrarese, Battistero e piazze annesse; Cittadella Antoniana; e San Michele. Giotto, Guariento, Giusto de’ Menabuoi, Altichiero da Zevio, Jacopo Avanzi e Jacopo da Verona sono le personalità chiamate a realizzare i lavori, da parte di una committenza sia pubblica sia privata, laica o religiosa, che alimenta quel ‘cantiere diffuso’ da cui emergerà la nuova immagine di Padova.

DA NON PERDERE

“[…] entrai nella cappella di Giotto, dove l’intera volta e gli sfondi degli affreschi sono così turchini da far credere che la radiosa giornata abbia, anch’essa, oltrepassato la soglia insieme al visitatore […].”

Come Marcel Proust in Alla ricerca del tempo perduto, partite a esplorare i cicli pittorici di Padova dalla cappella del banchiere Enrico Scrovegni.
Google Maps
La
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Cappella degli Scrovegni è dove tutto è cominciato, nel 1303, quando il banchiere Enrico Scrovegni affida i lavori di decorazione della struttura, fresca di cantiere, a Giotto. Lasciatevi sorprendere dalla spazialità della rappresentazione e dal realismo con cui il pittore indaga l’animo umano, prima di perdervi nella galassia di stelle che adornano il cielo blu della volta. Raggiungete poi la vicina
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Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, che documenta la ricezione della lezione di Giotto da parte delle generazioni successive. Le storie dei santi Filippo, Giacomo e Agostino, dipinte intorno al 1360 da Guariento di Arpo nella cappella maggiore, dimostrano un’assimilazione dell’arte giottesca dalla forte resa volumetrica. A soli 10 anni dopo risalgono invece gli interventi di Giusto de’ Menabuoi nella Cappella Cortellieri. Attraversate Viale Europa per penetrare il groviglio medievale delle vie fino al
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Palazzo della Ragione, tra Piazza delle Erbe e Piazza della Frutta. Salita la rampa di scale, entrerete in uno dei più vasti spazi a uso civile arrivati a noi dai secoli medievali: il Salone è una vera e propria piazza coperta nel cuore di Padova. L’almanacco astrologico affrescato, composto da oltre 300 riquadri, sostituisce quello realizzato da Giotto, distrutto da un rovinoso incendio a inizio Quattrocento. Da Piazza delle Erbe, percorrete le vie dell’antico Ghetto Ebraico e, attraverso Via Soncin, sbucate in Piazza del Duomo. Il
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Battistero è lo scrigno dello stupefacente ‘mondo virtuale’ dipinto da Giusto de’ Menabuoi. La pittura invade ogni superficie possibile, in un’abolizione straordinariamente moderna del confine tra realtà e illusione. Tornando sui vostri passi, attraversate il ghetto e, una volta sbucati in Riviera Tito Livio, intercettate Via Gaspara Stampa e successivamente Via del Santo. Quest’ultima conduce alla
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Basilica di Sant’Antonio, che, oltre a conservare le primissime tracce della presenza di Giotto in città, ospita la Cappella Belludi, affrescata da Guariento, e la Cappella di San Giacomo, nata dalla collaborazione tra Jacopo Avanzi e Altichiero. A destra della basilica vi aspetta l’ultima tappa dell’itinerario che, idealmente, si riunisce al punto di partenza: l’
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Oratorio di San Giorgio; voluto dalla famiglia Lupi di Soragna, replica, su scala minore, il capolavoro giottesco, con una magnifica decorazione ad affresco affidata ad Altichiero.

«Passeggiarono lentamente fino
alle mura del vecchio castello.
Da lì si scorgeva la Torlonga, la
torre maggiore adibita per secoli
a osservatorio astronomico. Si
credeva che fosse stata lo studio di
Galileo Galilei, anche se gli storici
avevano stabilito che lui, in quella
torre, non ci era mai salito.
Teresa era affascinata
dall’immensità del cielo, disse
all’amica che le sarebbe piaciuto
studiare le stelle, cercare di
penetrare i segreti dell’universo.
Lidia era molto più pragmatica:
“Sarebbe bello, tesoro. Ma per
noi donne adesso è la realtà che
conta… Allora, come pensi che
potremmo aiutare le altre?”.»

Vicolo Sant’Andrea 9, Manuela Faccon

Il castello verso cui passeggia la protagonista del romanzo di Manuela Faccon era la più robusta fortificazione medievale di Padova. Con la costruzione delle Mura Veneziane nel Cinquecento, la struttura perse di importanza e si pensò di convertire la sua torre maggiore, detta Torlonga, in osservatorio astronomico a uso di studenti e professori dell’università, nel solco delle rivoluzionarie osservazioni compiute da Galileo durante i suoi 18 anni in città. La torre oggi ospita l’affascinante Museo la Specola.

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PER I PIÙ GIOVANI

“[...] MI VENGONO LE LAGRIME AGLI OCCHI GUARDANDO IL SALONE DETTO DELLA RAGIONE IN CUI SI DIFENDEVANO UN GIORNO I DIRITTI DEGLI OPPRESSI...”
attività per bambini del sito UNESCO nr. 56
Così, nel 1850, il padovano Ippolito Nievo, allora giovane studente, si lamentava di una Padova pur bella ma malinconica, ricordando tempi migliori, in cui nell’enorme sala del Palazzo della Ragione si amministrava la giustizia. Tra le piazze di Padova, che brulicano di attività molto simili a quelle dei tempi di Nievo e ancor prima di Giotto, anche il vostro sguardo sarà rapito dalle dimensioni del Palazzo della Ragione, una ‘nave per solcare i cieli’, dove potrete cimentarvi in una caccia al tesoro a dir poco ‘stellare’. Secondo le credenze astrologiche del Medioevo, l’amministrazione della giustizia cui era deputato il palazzo doveva riflettere gli stessi principi che regolano l’ordine cosmico. A queste tematiche è ispirato il più grande ciclo affrescato di Padova, popolato da centinaia di figure tra cui dovrete individuare quelle proposte in questa attività. Appena entrati, lasciatevi stupire dalla vastità dell’ambiente, sovrastato dal gigantesco soffitto in legno a chiglia di nave, e andate a ‘salutare’ l’imponente
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cavallo ligneo che prestò servizio durante una grande festa, avvenuta in città nel 1466. Finito l’ambientamento, è il momento di capire che cosa raffigurano i 333 riquadri affrescati sulle pareti: sono le costellazioni della volta celeste, i pianeti, i segni zodiacali e i mesi che formano un grande ciclo astrologico, ispirato dalle dottrine dello studioso padovano Pietro d’Abano. Fu dipinto all’inizio del Quattrocento, in sostituzione degli affreschi realizzati da Giotto un secolo prima, che purtroppo bruciarono nel terribile incendio del 1420. La prima prova da superare è individuare il
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mese di marzo, che nel Medioevo era il primo mese dell’anno. Si trova sulla parete sud della sala e lo potrete individuare attraverso la figura che rappresenta la costellazione dell’ariete alla cui sinistra si trova un riquadro con quattro guerrieri in armatura. Passate ora a individuare il
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mese di febbraio, che chiudeva l’anno medievale. Lo trovate cercando la costellazione dei pesci: se non sapete proprio che pesci pigliare, cercate quelli vicini alla figura che rappresenta Pegaso, il mitologico cavallo alato. Il prossimo mese da scovare è il più caldo dell’estate, il
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mese di luglio. Lo si scopre cercando la figura che rappresenta la costellazione del leone. Purtroppo, i leoni nella sala sono tantissimi: quello che fa al caso vostro è senza ‘ali’ e si trova sulla parete ovest, vicino all’angolo con la parete sud. Tocca ora al
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mese di dicembre: lo scovate sulla parete nord, grazie al capricorno che sta ‘fuggendo’ in direzione opposta al carro che si trova nel riquadro alla sua sinistra. Siamo finalmente giunti all’ultima impresa, la più difficile: il
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mese di giugno. Lo trovate cercando la costellazione del cancro, che sta esattamente sopra il riquadro raffigurante un viaggio per nave. Sull’imbarcazione, oltre al timoniere ci sono due passeggeri.
sito UNESCO nr. 56 in Italia
CONSIGLI DI LETTURA

Suggerimenti di lettura per conoscere i tesori di Padova.

  • La bisbetica domata, William Shakespeare (1594). L’unica commedia del Bardo ambientata a Padova è una critica delle convenzioni sociali, filtrata da una sottile analisi della psicologia femminile.
  • Viaggio in Italia, Johann Wolfgang von Goethe (1816-17). Il ‘Viaggio in Italia’ per antonomasia, di pugno de “l’ultimo uomo universale a camminare sulla terra”.
  • Lettere, Ippolito Nievo (1850-52). Il 29 agosto 1850, Nievo scrive una lettera all’innamorata, in cui esprime tutta la propria indolenza di studente universitario in cerca di stimoli e parla di una Padova spettrale.
  • Alla ricerca del tempo perduto, Marcel Proust (1914). Opera cattedrale, è la vita dell’autore in un romanzo, all’eterna e umana ricerca di ciò che non può più tornare.
  • La verità dell’Alligatore, Massimo Carlotto (1995). Romanzo inaugurale della serie noir con protagonista Marco Buratti, detto l’Alligatore, “nato e residente a Padova. Ex musicista e cantante blues. Vittima di un errore giudiziario”. Con indosso tutto il fardello di una detenzione ingiusta e supportato da una fauna di altri outsider, l’investigatore privato è una creatura dei ‘margini’ che si troverà a squarciare il velo delle ipocrisie della buona società padovana.
  • Ässassinio all’Ikea, Giovanna Zucca (2015). Chi è l’assassino di Amilcare Borgomastro, ritrovato dentro il cassettone di un letto all’Ikea di Padova? Spiazzato da questo interrogativo, il lettore segue le indagini del duo Loperfido-Esposito, che, in un intreccio pieno di humor, si districa in una Padova sonnolenta solo in superficie. La città torna anche in Turno di notte, la seconda esilarante indagine della coppia.
  • Eravamo tutti vivi, Claudia Grendene (2018). Le storie di un gruppo di amici: una generazione alle prese con una vita che si sfarina, tra utopie morenti e drammi personali, negli anni a cavallo tra la fine degli anni ’90 e il primo decennio del nuovo secolo. A fare da sfondo è una Padova da sempre scissa tra la facciata decorosa della borghesia e un’università dove “eravamo tutti vivi”.
  • Delitto al Caffè Pedrocchi, Alberto Raffaelli (2020). Dopo la Valdobbiadene de L’Osteria senza oste e la Venezia de Il maestro vetraio, le indagini del viceispettore Giovanni Zanca raggiungono Padova, dove, tra le nobili sale del suo celebre caffè, sta per compiersi il gioco ordito da un sinistro ‘enigmista’ che si ispira a Galileo.
  • Vicolo Sant’Andrea 9, Manuela Faccon (2023). Dietro la modestia di una portinaia del centro, Teresa cova un segreto che la lega a una delle pagine più drammatiche del Novecento. Tra un debito di lealtà, una madre perduta e un bimbo ritrovato, il romanzo è dedicato alla dignità di una donna, pronta a compiere l’ultimo passo verso la riconquista di sé, in una Padova bellissima e piena di poesia.

Per ragazzi:

  • Giotto. In corso d’opera, Stella Nosella, Andrea Alemanno (2022). Realizzato espressamente per avvicinare i più piccoli al valore del sito UNESCO, questo libro è un racconto affascinante sulle tecniche dell’affresco e sull’impareggiabile blu che domina la Cappella degli Scrovegni.
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